Giuseppe Terragni, che lavorò principalmente sotto il regime fascista di Mussolini con il nome di Razionalismo, creò lo stile architettonico riconoscibile del regime.
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La Vita
Giuseppe Terragni nacque il 18 aprile 1904 da una famiglia di costruttori. Nel 1921 si iscrisse alla Scuola Superiore di Architettura. Qui sbocciò la sua passione per l’architettura e gli studi che la circondano, mostrando particolare interesse per gli stili precedenti. Dopo aver conseguito la laurea nel 1926, si orientò verso le premesse teoriche del nuovo stile modernista ed esplorò le possibilità di un approccio molto più pragmatico e tecnologico.
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Divenuto così un pioniere del Movimento Moderno in Italia, Terragni iniziò subito a produrre alcuni dei suoi edifici più significativi. Fu un membro fondatore dell’ala fascista del Gruppo 7 e presenza di spicco nella scena razionalista italiana. In particolare, Terragni si batté per allontanare l’architettura dal revival neoclassico e neobarocco, verso un approccio più snello, orientato alla tecnologia, modernizzato senza rifarsi completamente al passato. Questo lo portò, nel 1926, a pubblicare il manifesto che – insieme ad altri membri del Gruppo 7, più progressisti – li ufficializzò come leader nella lotta contro il revivalismo.
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Il ruolo di guida di Terragni si estese al gruppo artistico denominato “Astrattisti Comaschi“, insieme a Mario Radice e Manlio Rho, portando il movimento a diventare uno dei punti di riferimento più importanti nella storia dell’arte moderna italiana. Il suo contributo si estese anche alla Mostra della Rivoluzione Fascista del 1932. Terragni morì di trombosi a Como, nel 1943.
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In una carriera durata solo 13 anni, Terragni creò un piccolo ma notevole corpus di opere; quasi tutte si trovano ancora a Como, allora centro dell’architettura moderna italiana. Queste opere costituiscono il nucleo del linguaggio razionalista italiano e l’esperienza nazionale dell’architettura moderna. Nei suoi ultimi progetti, Terragni iniziò a sviluppare un’aria mediterranea più distintiva, attraverso la fusione di teoria moderna e sapori tradizionali.
Gruppo 7
Insieme a Luigi Figini, Guido Frette, Sebastiano Larco, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava e Ubaldo Castagnola, Giuseppe Terragni fondò nel 1926 il Gruppo 7. Esso portò alla nascita dell’architettura razionalista in Italia. Entrando nel merito, il Razionalismo italiano si distacca dalla scena europea. Esso segue la stessa concezione di un’architettura basata sulla logica e sulla razionalità . Si cerca la perfezione astratta del ritmo puro e della semplicità costruttiva, ma con il vantaggio di identificarsi con le radici della stessa corrente nello sfondo mediterraneo.
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Di fatto, l’adozione della geometria – che, soprattutto nelle opere di Terragni, era concepita come l’elemento che consentiva il controllo di tutte le componenti di un sistema architettonico – fu individuata come punto di partenza dagli stili sviluppati lungo il bacino del Mediterraneo, ponendo fine all’esclusività nordeuropea in materia.
Elaborando un linguaggio personale, di matrice razionalista, segnato in particolare dalla ricerca di proporzioni classiche, l’architettura di Terragni parte da una forma geometrica pura, già ordinata, che corrisponde a un quadrato o a un rettangolo e per la pianta a una forma solida che coincide con il parallelepipedo – lo studio dell’artista nella sua casa per le vacanze può essere considerato un caso emblematico.
Novocomum
Per essere più precisi, nel 1926 Giuseppe Terragni elabora la sua visione delle proporzioni classiche, come si vede nel suo primo grande progetto: il Novocomum.
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Inizialmente, l’opera di Terragni fu considerata adatta alla demolizione. Tuttavia, il Novocomun è diventato uno degli edifici più popolari della città , grazie al suo design senza precedenti e al volume ortogonale in cemento armato. Su queste grandi aperture è sospesa la massa dell’ultimo piano. Anche se questo progetto rappresentava la prima casa moderna in Italia, inizialmente suscitò un grande scandalo.
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Casa Del Fascio
Costruita come sede del Partito Fascista locale, la Casa del Popolo è stata sede di diversi enti civici, tra cui la stazione dei carabinieri e l’ufficio delle imposte.
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Alto la metà dei suoi 110 piedi di larghezza, il cubo dimezzato della Casa del Fascio è l’apice della geometria razionale. L’edificio è un gioco di logica architettonica. Ciascuna delle quattro facciate dell’edificio è diversa dall’altra, e lascia intendere la disposizione interna, bilanciando al contempo il ritmo tra spazi aperti e chiusi. Su ogni lato – tranne che sul prospetto sud-est – le finestre e gli strati esterni esprimono il volume dell’atrio interno.
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Leggermente rialzata su una base in muratura, la finalità politica fascista della struttura è espressa quasi letteralmente. Ciò avviene attraverso la catena di porte di vetro che separano il foyer d’ingresso dalla piazza. Queste, aperte da un dispositivo elettrico, uniscono l’area interna permettendo il flusso dei movimenti dalla strada all’interno.
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Terragni ha restituito alla facciata un ruolo da protagonista. Così, i loro rapporti di spazio e forma, di masse pesanti e di strutture leggere, danno all’osservatore una risposta artistica ed emotiva. In più, ha concepito una griglia ortogonale predeterminata, in cui ha scelto un’articolazione interna, sottolineando la chiarezza del suo lavoro.
Fonti:
https://www.archdaily.com/312877/ad-classics-casa-del-fascio-giuseppe-terragni
https://en.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Terragni
http://archeyes.com/danteum-giuseppe-terragni/
http://www.aboutitaliandesign.info/giuseppe-terragni.html
https://www.archdaily.com/794411/5-emblematic-buildings-by-giuseppe-terragni