Architetto, scrittore ed educatore svizzero-francese, Bernard Tschumi è comunemente associato al Decostruttivismo. Si è dedicato a destabilizzare le ipotesi semplicistiche sul rapporto tra forma, funzione e significato.
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Quali sono gli eventi più importanti della vita di Tschumi?
Bernard Tschumi è nato a Losanna nel 1944. Figlio d’arte (il padre è Jean Tschumi, 1904-1962), si è laureato all’Eht di Zurigo nel 1969. Ha una doppia nazionalità (svizzera e francese) e vive e lavora tra Parigi e New York. Negli anni ’70 ha insegnato all’Architectural Association di Londra, poi a Princeton e alla Cooper Union, mentre dal 1988 al 2003 è stato preside della Graduate School of Architecture della Columbia University di New York. Oltre all’insegnamento, la prima parte della sua carriera si concentra sulla critica e sui problemi dell’architettura, teorizzando un approccio multidisciplinare alla disciplina (mutuato anche dalla musica e dal cinema).
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Di questo periodo sono gli importanti saggi Manifestoes (1978), The Manhattan Transcripts (1981) e Architecture and Disjunction (1994). Partendo da queste posizioni eclettiche e innovative, Tschumi vince nel 1983 il concorso per il piano generale del Parc de la Villette a Parigi, concluso nel 1998. In seguito, Tschumi ha affrontato molti problemi urbani, dedicandosi a masterplan e concorsi con il suo studio. Tra le numerose opere degli ultimi quindici anni ricordiamo il Centro Nazionale d’Arte Contemporanea di Lille (1998); la Alfred Lerner Hall della Columbia University di New York (1999); le facoltà di Architettura di Marne-la-Vallée (2001) e dell’Università della Florida a Miami (2003); la sede di Vacheron Constantin a Ginevra (2005); la Limoges Concert Hall (2007); la Blue Tower di New York (2004-06); il Museo dell’Acropoli di Atene (2009).
Fonte: http://www.floornature.it/bernard-tschumi-89/
Le opere più famose di Tschumi
- Parc de la Villette, Parigi
Il Parc de la Villette sembra essere una manifestazione critica della vita e dell’attività urbana, in cui spazio, eventi e movimento convergono in un sistema più ampio che evoca un senso di libertà all’interno di un’organizzazione sovrapposta che dà ai visitatori dei punti di riferimento. Il progetto è nato in seguito al concorso internazionale per la gestione della zona est di Parigi, da cui Tschumi uscirà vincitore. A differenza di altri partecipanti al concorso, Tschumi non ha progettato il parco secondo una mentalità tradizionale in cui il paesaggio e la natura sono le forze predominanti del progetto. Al contrario, ha immaginato il Parc de la Villette come un luogo di cultura in cui naturale e artificiale sono costretti insieme in uno stato di costante riconfigurazione e scoperta. Il Park de la Villette, anch’esso realizzato in collaborazione con Derrida, rappresenta il manifesto programmatico della decostruzione architettonica. Non ci sarà più una forma pura e cristallizzata, ma piuttosto dei punti rossi chiamati Folies, che costituiscono una serie dissociata di “cellule generatrici” le cui trasformazioni non sono circoscrivibili.
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La conformazione dello spazio data dalle Folies evidenzia un’idea che propone una condizione dell’uomo nel mondo, non più come soggetto fermo, stabile in un determinato luogo, ma come soggetto che si muove in uno spazio indeterminato e indefinibile. Oltre alle Folies, l’architetto baserà il suo progetto su altri due strati, le linee e le superfici. Le linee di Tschumi sono essenzialmente i principali percorsi di movimento delimitati attraverso il parco. A differenza delle follie, i percorsi non seguono alcuna struttura organizzativa; piuttosto si intersecano e conducono a vari punti di interesse all’interno del parco e dell’area urbana circostante. Dei 135 acri, 85 sono dedicati allo spazio verde e sono classificati come superfici. Il Parc de la Villette si rivela una riflessione sul tempo, sul passato, sul presente, sul futuro e sulle loro relazioni. Il Parc de la Villette è spesso criticato per le sue dimensioni eccessive, essendo stato progettato senza tener conto della scala umana.
Fonte: https://www.archdaily.com/92321/ad-classics-parc-de-la-villette-bernard-tschumi
- MuseoParc Alésia – Centro de Interpretación, Borgogna
Vincitore di un concorso indetto nel 2002, Tschumi ha proposto due edifici cilindrici, il primo è il Centro di Interpretazione e il secondo è un Museo Archeologico di tre piani. Tra i due edifici c’è una distanza di circa 1 km, poiché il Museo è costruito sulle colline di Mont Auxoix. Bernard Tschumi ha creato un centro di orientamento circolare in calcestruzzo avvolto da un reticolo di legno che evoca le fortificazioni romane. Attraversando la facciata in legno, che alterna lamelle inclinate con separazioni e dimensioni diverse, si accede a una grande sala a forma di rotonda, il cui tetto, un disco di cemento, corrisponde al pavimento della sala conferenze. Questo vuoto centrale è uno spazio di colore grigio, quasi monolitico attraversato da colonne rotonde e alcune di esse un po’ inclinate. Pareti solide separano questo spazio dagli spazi del programma e da qualsiasi vista sul reticolo esterno, come se l’interno e l’esterno fossero le due facce di una stessa medaglia, impossibili da vivere allo stesso tempo.
Fonte immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Museo_Parc_Al%C3%A9sia_2019.jpg
Fonte immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Mus%C3%A9oParc_Al%C3%A9sia.jpg
I due piani che compongono l’edificio sono distribuiti in quattro altezze intorno a questo atrio centrale e sono comunicati da una morbida scala ascendente. Il Centro di Interpretazione è costruito in legno, come le fortificazioni romane esistenti all’epoca dell’assedio, e cemento. Il materiale della facciata, sotto forma di una porta in legno di larice lamellare, evoca le fortificazioni romane e proviene dalla Germania. La facciata è stata montata in loco con viti e perni in acciaio zincato. Questo reticolo racchiude il corpo solido di cemento e vetro con cornici metalliche, dandogli una certa protezione e mimetizzando, in un certo senso, la solidità del cemento, forse “umanizzando” l’edificio. Il tetto dell’edificio è un giardino piantato con alberi ed erba, che mimetizza la presenza dell’edificio, se visto dalla cima della montagna.
Fonte immagine: https://es.wikiarquitectura.com/edificio/museoparc-alesia-centro-de-interpretacion/
“L’architettura non è tanto una conoscenza della forma, quanto una forma di conoscenza”. – Bernard Tschumi
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Tschumi si è sempre più affermato sulla scena internazionale come uno degli architetti più sensibili alle innovazioni del design architettonico. Ha una personalità vivace, in quanto giovane partecipante alle proteste studentesche e aderisce alle teorie decostruzioniste. Nel 1996 ha dichiarato che nell’epoca in cui viviamo non è possibile distinguere tra ciò che è normale e ciò che è anormale, tra ciò che è intero e ciò che è disgiunto. La visione personale di Tschumi è quella di un’architettura generata dalle complesse relazioni che si stabiliscono tra gli uomini e tra gli uomini e lo spazio di cui godono direttamente.
Fonte immagine: https://en.wikipedia.org/wiki/Bernard_Tschumi#/media/File:New_Acropolis_Museum_5.jpg
L’esperienza dello spazio nasce dal movimento ed è destinata a contenerlo, dirigerlo e gestirlo. Infatti, l’utente si muove e percepisce lo spazio in movimento in una continua mutazione di relazioni spaziali dinamiche interagenti, che non possono essere considerate da chi è chiamato a progettare “architettura”. Questo perché lo spazio dell’architettura va posto in corrispondenza degli eventi, così come l’ordine è anche in diretta corrispondenza con il disordine. È quindi l’atto a qualificare lo spazio e allo stesso tempo è lo spazio a qualificare l’atto in esso. Tschumi arriva addirittura a esprimersi in termini eccessivi ipotizzando che chi fa architettura e quindi progetta lo spazio, esercita su di esso una violenza e, indirettamente, questa “violenza” incide su ciò che quello spazio è chiamato a utilizzare. È la stessa realtà, l’esperienza del reale inequivocabilmente legata a doppio filo con l’esperienza dello spazio ad essere essa stessa una forzatura.
Fonti: https://www.fotoartearchitettura.it/architetti-contemporanei/bernard-tschumi.html