Blocchi nitidi. Geometria minimalista. Flusso di informazioni pure. Pulizia. Leggibilità. Oggettività. La maggior parte delle persone che lo conoscono probabilmente hanno familiarità con l’Helvetica, il carattere tipografico che popola i loghi e le metropolitane. Ma questo è solo l’inizio.
Il primo stile tipografico internazionale: gli anni ’20
A dispetto di quanto il suo nome potrebbe far credere, lo Swiss Style non è nato né fiorito in Svizzera; la sua nascita si può far risalire agli anni Venti, quando un piccolo gruppo di designer svizzeri, dopo aver incontrato critiche e resistenze in patria per le loro proposte, si sparse per l’Europa, finché le loro idee non attecchirono in Russia, Paesi Bassi e Germania. La loro formazione fu altrettanto internazionale: con il De Stijl, il Suprematismo e il Costruttivismo russi, e persino l’Arts and Crafts e lo Jugendstijl come parte del pedigree.
Radicale e progressista, lo Stile è emerso sulla scia del modernismo, l’influente filosofia del design e dell’architettura incentrata sulla semplicità, la funzionalità e la tecnologia moderna; non ci è voluto molto perché il motto “la forma segue la funzione“, inaugurato dalla Scuola Bauhaus Bauhaus School, diventasse altrettanto emblematico anche in questo Stile.
Prima di addentrarci ulteriormente nella sua storia e nei suoi sviluppi, è importante comprendere l’etica che ha plasmato lo – come era noto all’epoca – Stile Tipografico Internazionale: il design doveva essere il più invisibile possibile. Un designer doveva sopprimere ogni traccia di soggettività nel suo prodotto finale, spogliandolo di qualsiasi significato o interpretazione aggiunta, per lasciare che fosse il contenuto stesso a “parlare” direttamente, non diversamente da come gli edifici modernisti vedevano la loro abilità meccanica e tecnologica esaltata come l’anima del progetto.
La soluzione al problema di design dovrebbe emergere dal suo contenuto
Ernst Keller
Con queste parole Ernst Keller teneva una lezione ai suoi studenti della Kunstgewerbeschule Zürich, dove nel 1918 divenne professore di grafica e tipografia. Questo approccio al design era una reazione al design contemporaneo, incentrato sull’estetica, che imponeva alla bellezza di esistere per se stessa.
Keller rispose con uno stile che comprendeva forme semplici, colori vivaci e immagini significative; il carattere sans seriffu integrato come elemento fondamentale del design, la fotografia fu preferita alle illustrazioni e l’uso di griglie matematiche divenne uno strumento fondamentale nei progetti di graphic design.
Le griglie erano considerate il mezzo più leggibile e flessibile per strutturare e ordinare le informazioni, consentendo la creazione di output modulari, gerarchicamente strutturati e coerenti.
Keller non fu l’unico pioniere del genere: Max Bill e Otl Aicher, dopo aver aperto la loro scuola di design a Ulm, hanno esercitato un’influenza decisiva sul design grafico svizzero, in particolare grazie ai loro corsi di semiotica, segni e simboli, che enfatizzavano l’oggettività e la leggibilità, puntando alla stessa facilità di comprensione e di riconoscimento a cui mirava lo Stile Tipografico Internazionale.
Diventare lo Stile Svizzero: gli anni ’50
Tuttavia, nonostante la forte affinità del movimento con le tendenze e le correnti del design contemporaneo, solo qualche decennio più tardi la sua influenza avrebbe iniziato a risuonare con forza tra i suoi contemporanei, mantenendo ancora oggi una forte presenza nello zeitgeist del design.
Al centro di questa rinascita c’erano due designer svizzeri, Josef Müller-Brockmann e Armin Hofmann, entrambi studenti sotto l’ala di Keller prima della Seconda Guerra Mondiale e ciascuno alla guida di una prestigiosa scuola d’arte: rispettivamente la Kungstewerbeschule di Zurigo e la Allgemeine Gewerbeschule di Basilea.
È proprio in questi anni che il movimento si fa strada, in particolare grazie alla rinnovata attenzione per la tipografia e la progettazione di caratteri: il primo, la famiglia di caratteri sans-serif Univers, arriva nel 1954. Utilizzando come base il carattere Akzidenz-Grotesk del 1896, Univers divenne il primo carattere di tipo familiare – cioè un unico carattere con più declinazioni – che permetteva ai documenti e ad altre forme scritte di utilizzare un unico carattere, in varie dimensioni e pesi, invece di diversi, consentendo un’elegante uniformità che si rivelò presto rivoluzionaria.
La tipografia sviluppata in questo periodo seguiva un rigido insieme di regole: rigorosamente sans-serif, elevato standard di stampa, lettering chiaro e raffinato, e soprattutto la capacità di adattarsi a qualsiasi contesto o situazione: la sua espressività doveva essere discreta, più uno strumento che un prodotto riconoscibile. Ancora una volta, i layout asimmetrici con testo allineato a sinistra, a destra e a sinistra, i caratteri sans serif e, soprattutto, l’impiego di una griglia determinata matematicamente per determinare la collocazione degli elementi di design, sono stati al centro di questo approccio.
Il movimento iniziò a coagularsi dopo la pubblicazione di “New Graphic Design”, un periodico che riuniva molte figure influenti dello Stile Tipografico Internazionale, a partire dal 1959. In particolare, grazie alla sua pubblicazione internazionale, riuscì a diffondere le sue idee al di fuori dei confini svizzeri. La fotografia e l’asimmetria divennero segni distintivi del genere e un potente immaginario spesso associato allo stile.
Ricerchiamo una forma assoluta e universale di espressione grafica attraverso una presentazione oggettiva e impersonale, comunicando al pubblico senza l’interferenza dei sentimenti soggettivi del designer o delle tecniche propagandistiche di persuasione.
Müller-Brockmann, editore e figura chiave
Questo legame mondiale si è rafforzato solo nel secondo dopoguerra, grazie alla chiarezza, all’obiettività e alla mancanza di simboli specifici ed esclusivi di una nazione, che hanno permesso al design di risuonare e crescere in diversi ambienti, fino all’America. Lo si può vedere nel designer Rudolph de Harak, i cui progetti per le copertine dei libri presentavano un’immagine tematica di grande impatto abbinata a titoli asimmetrici e allineati a griglia – a filo a sinistra, a filo a destra – o nei documenti ufficiali di istituzioni pubbliche e private, come il MIT, che iniziarono ad adottare questi principi a partire dagli anni Sessanta.
Una presenza costante: Helvetica
Fu nel 1957 che questi principi vennero a galla: Max Miedinger, insieme a Edouard Hoffman, decise di progettare un carattere tipografico puro, che potesse massimizzare l’applicabilità e la leggibilità: il carattere Neue Haas Grotesk, meglio conosciuto oggi come Helvetica – il suo stesso nome fa riferimento al nome latino di quella che sarebbe diventata la Svizzera.
Arrivato sul mercato nel 1960, l’Helvetica si è rapidamente diffuso grazie alla sua semplicità, al suo rigore e alla sua applicabilità in un’ampia gamma di contesti, per non parlare dell’influenza che il movimento ha esercitato anche oltreoceano. Oggi l’Helvetica è visibile praticamente ovunque, essendo stato adottato come font più diffuso per la segnaletica e i manifesti pubblici. Pagine web, loghi, manifesti; l’Helvetica è diventato una presenza unica nella nostra vita quotidiana, così abituale da passare in secondo piano, il suo stile ha superato i confini nazionali, la sua eredità è una pietra miliare della tipografia e del design grafico e una testimonianza dello Swiss Style.
L’eredità svizzera oggi
Cosa ha reso lo Stile Svizzero così d’impatto, tanto che i suoi insegnamenti sono ancora rilevanti per il mondo del design di oggi?
Cosa ha reso lo Stile Svizzero così d’impatto, tanto che i suoi insegnamenti sono ancora rilevanti per il mondo del design di oggi?
Lo Stile Svizzero, i suoi caratteri e i suoi strumenti sono ancora abbondanti nel web design, nella progettazione di loghi e nella tipografia. Uno dei suoi maggiori contributi è l’introduzione della griglia come strumento: Lo Stile Svizzero ha sviluppato e adottato per primo un layout più rigido e coerente, organizzato come una tabella di dati, contribuendo a creare spazi uguali e a costruire una gerarchia all’interno della pagina, ingrandendo o rimpicciolendo il testo in base a una misura stabilita per stabilire la rilevanza; Questi principi sono ancora alla base della creazione di manifesti, libri e copertine di libri, pubblicità e segnaletica; Il suo approccio “less is more”, le figure chiare, i forti schemi di colore, i contrasti e le scelte tipografiche audaci, lo hanno mantenuto attuale grazie alla capacità di parlare direttamente ai clienti e agli spettatori.
I protagonisti dello Stile Svizzero
Nell’arco di decenni, lo stile svizzero ha visto tra i suoi protagonisti molti nomi illustri; alcuni di essi sono…
Ernst Keller
Il primo e forse, per molti versi, il padre del design svizzero. Dal suo ruolo presso la Scuola di Arti Applicate di Zurigo, ha istruito molte delle luci guida della generazione successiva – i figli del suo stile, in un certo senso. I suoi insegnamenti segnano l’inizio dei sistemi di griglie per cui lo Stile Svizzero è conosciuto, e la sua convinzione che il design debba adattarsi al contenuto ha posto l’accento sull’importanza dei caratteri tipografici, per non parlare dell’influenza della sua preferenza per la grafica d’impatto, i layout irregolari e i caratteri sans serif, tutti elementi chiave del movimento.
Josef Müller-Brockmann
Müller-Brockmann, uno degli allievi di Keller, è stato un pioniere del design svizzero negli anni Cinquanta, accreditato per aver sviluppato il famoso sistema a griglia e molto apprezzato per i suoi manifesti, che combinano testo, fotografie e grafica semplice con grande effetto. Nelle sue stesse parole:
Nei miei progetti per manifesti, pubblicità, brochure e mostre, la soggettività è soppressa a favore di una griglia geometrica che determina la disposizione dei caratteri e delle immagini. La griglia è un sistema organizzativo che facilita la lettura del messaggio… la griglia è un sistema organizzativo che consente di ottenere un risultato ordinato a un costo minimo. Il compito viene risolto più facilmente, più velocemente e meglio.
Josef Müller-Brockmann
Fondatore, insieme a Emil Ruder, della Schule für Gestaltung, Hoffman si è distinto per i suoi insegnamenti poco ortodossi e particolari; il suo approccio era caratteristico, spesso giocato su contrasti pesanti e tipografia ponderata. Dopo aver ottenuto un incarico di insegnamento a Yale negli anni ’50, fu determinante nel portare lo Swiss Style negli Stati Uniti.
Adrian Frutiger
Pioniere del design dei font, il suo lavoro su Univers ha dato il via alla tendenza (ancora oggi considerata la norma) delle famiglie di font, molteplici variazioni di un singolo carattere, che consentono versatilità ma anche continuità e stile. Il suo lavoro ha aperto la strada a molte opere tipografiche a venire, prima fra tutte l’Helvetica.
Fonti: https://99designs.it/blog/design-history-movements/swiss-design/
https://www.printmag.com/post/swiss-style-principles-typefaces-designers
https://journal.projectnord.com/blog/everything-you-need-to-know-about-the-swiss-style-xbPHo
https://99designs.it/blog/creative-inspiration/famous-logos-made-with-helvetica/
https://en.wikipedia.org/wiki/International_Typographic_Style
https://www.smashingmagazine.com/2009/07/lessons-from-swiss-style-graphic-design/