Giorgetto Giugiaro, italiano di nascita, è il designer che ha avuto la maggiore influenza sull’industria automobilistica moderna.
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Un giovane prodigio
Il primo contatto con l’industria automobilistica di Giugiaro avvenne all’età di 17 anni, quando fu invitato a far parte del Centro Stile Fiat. Nuccio Bertone, un altro importante designer automobilistico italiano, vide i suoi schizzi al Salone dell’automobile di Torino e decise immediatamente di attirare il giovane talento. Così Giugiaro, a soli 22 anni, divenne il capo designer di uno dei più importanti studi di design italiani. In sei anni Giugiaro creò decine di progetti di successo, tra cui la Giulia Sprint GT, la Fiat 850, la Fiat Dino, la Chevrolet Corvair Testudo, l’Alfa Romeo Canguro e la BMW 3200CS. Se lo studio Bertone è stato il leader del design automobilistico italiano, è stato anche grazie a lui. Negli anni Sessanta progettò con De Tomaso Automobili due dei modelli di maggior impatto nella storia dell’automobile mondiale: la De Tomaso Mangusta e la Maserati Ghibli. Questi modelli erano caratterizzati da un muso a forma di squalo, una linea del tetto spiovente e un design piuttosto aggressivo.
Fonte immagine: https://en.wikipedia.org/wiki/File:DeTomaso_Mangusta.jpg Author:Gonzalo de Velasco
Fonte immagine:https://en.wikipedia.org/wiki/BMW_M1#/media/File:BMW_M1,_front_right_(Brooklyn).jpg
Il periodo Origami
L’azienda torinese di Giugiaro, l’Italdesign, progettava motociclette Ducati, rasoi, mobili, asciugacapelli, attrezzature da bagno, orologi, armi, macchine fotografiche e così via. L’Italdesign era all’avanguardia perché creava sia design che prototipi e forniva servizi di ingegneria e collaudo. Inoltre, Giugiaro aveva un metodo di progettazione distintivo e non convenzionale: era solito elaborare un’idea di base molto rapidamente e il progetto veniva testato direttamente nella galleria del vento.
Fonte immagine: https://en.wikipedia.org/wiki/File:VW_Golf_I_Facelift_front_20081209.jpg Author:Rudolf Stricker
L’era del Wedge nel design automobilistico era caratterizzata da un’estetica spigolosa, come la famosissima Lamborghini Countach, e Giugiaro fu il pioniere di questa tecnica con il suo “periodo degli origami”. Giugiaro cattura l’attenzione con il prototipo Lotus Esprit, la Maserati Boomerang, l’Alfa Romeo Iguana. A questo periodo appartiene la più importante delle auto concepite da Giugiaro, come lui stesso ha dichiarato, la Volkswagen Golf.
In bilico tra stelle del cinema e merci
The origami style was applied for wildly different purposes and markets.
Lo stile origami fu applicato per scopi e mercati molto diversi.
Giugiaro progettò infatti la Lotus Esprit che divenne l’auto di James Bond in “La spia che mi amava”, trasformandosi notoriamente in un sottomarino. La stessa auto è stata acquistata da Elon Musk per quasi un milione di dollari. Un altro lodato design di Giugiaro adottato in un film cult è la DMC DeLorean, scelta come auto di Marty McFly per la trilogia “Ritorno al futuro”. Questa vettura sportiva cuneiforme a due porte, con carrozzeria in acciaio inossidabile e porte ad ali di gabbiano, era basata sulla Porsche Tapiro. Tuttavia, più o meno nello stesso periodo, disegnò due auto opposte degli anni ’80: la nota Fiat Uno e la Panda. Con un design razionale ed essenziale, questi modelli erano concepiti per il mercato di massa. Come disse Giugiaro, erano come “un paio di jeans: un capo di abbigliamento semplice, pratico e senza fronzoli”.
Un capolavoro: Maserati Ghibli Tipo AM115
A metà degli anni Sessanta, Ferruccio Lamborghini aveva rubato la scena a Maserati e Ferrari, presentando la Miura al Salone di Ginevra. La Maserati chiese a Giugiaro di progettare un’auto che sfidasse quel design straordinario e lui creò uno dei suoi capolavori: la Maserati Ghibli Tipo AM115. I “quattro siluri” di Giugiaro, come vennero chiamati in seguito i suoi progetti per Ghia, passarono dalle curve alle linee rette nel design automobilistico che sarebbe diventato il canone un decennio più tardi, nell'”era del cuneo”. Questo capolavoro è un misto di linee rette e curve, con la parte superiore dei parafanghi anteriori che sembra piatta, ma presenta una sottile forma di curva inversa che accentua l’altezza delle ruote e la linea del cofano. La stessa tecnica è stata applicata ai lati del tetto e al labbro del cofano del bagagliaio.
Fonte immagine: https://en.wikipedia.org/wiki/Maserati_Ghibli#/media/File:1967_Maserati_Ghibli_ORC3.jpg
Fonti:
https://edition.cnn.com/style/article/giorgetto-giugiaro-interview/index.html
https://drive-my.com/en/blogs/entry/maserati-ghibli-tipo-am115-collectors-guide.html