Fin dalle dottrine di Aristotele, molti hanno sostenuto che la ragione e la razionalità rappresentano l’apice dell’intelletto umano, se non la chiave del nostro potenziale. Tali convinzioni, nel tempo, sono confluite in molteplici campi di studio e di lavoro.
La ragione come paradigma
In architettura, il concetto di razionalismo si applica a un edificio dedicato a un progetto logico, funzionale e matematicamente ordinato. In effetti, sebbene molti edifici possano possedere caratteristiche razionali, per qualificare un ambiente come pienamente razionalista è necessario un impegno totale verso queste qualità.
Se in termini stilistici il razionalismo può essere identificato in tre epoche principali (XVII secolo, inizio XX secolo e fine XX secolo), le sue radici possono essere rintracciate già nell’antica Grecia: i loro palazzi e templi, noti per la perfetta simmetria e geometria, erano costruiti attraverso principi matematici attentamente calcolati. Questi concetti e queste tecniche furono in seguito cooptati e ulteriormente ampliati dai Romani. Formalmente, il primo a codificare l’architettura come deduzione razionale fu l’architetto Vitruvio.
La svolta per l’architettura razionale avvenne con il XVII secolo e la nascita dell’Illuminismo, che segnò l’ascesa di una nuova era intellettuale e filosofica, in cui la scienza e la ragione erano sostenute come forza motrice primaria dell’umanità. Per questo motivo, anche gli architetti illuministi cercarono di creare un linguaggio strutturale che fosse complementare alla logica e alla razionalità umana. Sulla base delle interpretazioni rinascimentali dell’architettura classica, fu quindi concepito il primo stile razionalista unificato.
L’immagine di un regime
Tra gli anni Venti e Trenta, il razionalismo italiano salì alla ribalta come entità principale del movimento tutto, alimentato dal regime fascista appena insediatosi e dalla sua necessità non solo di essere rappresentato esteticamente, ma anche di essere legato all’eredità classica romana che cercava di emulare.
Questa espressione (di breve durata) inizia, nel 1926, con la creazione del Gruppo 7, che annovera tra le sue fila nomi come Luigi Figini, Gino Pollini, Giuseppe Terragni e Ubaldo Castagnoli (presto sostituito da Adalberto Libera). Il gruppo cresce ulteriormente attraverso una successiva fusione con il MIAR (Movimento Italiano Architettura Razionale).
In questi due decenni il Razionalismo si afferma come lo stile più importante d’Italia. Il Razionalismo si sforza soprattutto di bilanciare la tensione tra i suoi elementi centrali:
- La ricerca di una “nuova architettura” e il rinnovamento della società; l’uso di nuovi materiali e tecnologie (come il cemento armato).
- Le influenze del modernismo europeo (come Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe e Walter Gropius).
La volontà di mettere in discussione il valore assoluto di questi modelli e l’interesse a ripensare completamente il loro approccio al tema; la continuità con la legacy del passato e la realtà del totalitarismo.
L’uso del razionalismo come immagine del regime terminò dopo il crollo del MIAR, a metà degli anni Trenta, quando il fascismo tagliò i ponti con il movimento, preferendo identificarsi con il peso monolitico degli edifici monumentali di Piacentini, piuttosto che con il classicismo più “astratto” del razionalismo.
Caratteristiche del Razionalismo
Quali erano allora i principi fondamentali del Razionalismo?
Muovendo i primi passi dal revival illuminista degli stili classici, esso enfatizzava la geometria ordinata e la logica strutturale dell’antichità, collegando idealmente le filosofie moderne dell’agire umano e dei diritti delle persone con le conquiste delle democrazie greche e della Repubblica romana.
Il suo linguaggio si concentrava sulla scomposizione di elementi complessi in forme elementari (quadrati, cerchi, triangoli…), rifiutando i movimenti più ornamentali e barocchi; in questo modo, tutto ciò che era ritenuto eccessivo o superfluo veniva eliminato, rivelando le forme, gli elementi e i materiali nudi come espressione di “onestà” stilistica.
In sintesi, le caratteristiche più importanti del movimento sono
- Priorità della pianificazione urbana sul progetto architettonico;
- La necessità di un numero crescente di case per risolvere il problema abitativo;
- La rigorosa razionalità delle forme;
- L’approccio sistematico alla tecnologia industriale e alla standardizzazione;
- La concezione dell’architettura come fattore determinante del progresso sociale.
Razionalismo, gli Architetti più importanti
Adalberto Libera è stato uno dei più importanti architetti razionalisti italiani, considerato l’autore di molti progetti chiave concepiti sotto il regime fascista. Alcune delle sue opere più famose sono: Casa Malaparte, Palazzo dei Congressi e gli uffici postali di Roma.
Casa Malaparte è una casa color rosso mattone con scale a forma di piramide rovesciata, situata sul Golfo di Salerno. È completamente isolata dalla civiltà, accessibile solo a piedi o in barca.
La casa fu commissionata dall’artista italiano Curzio Malaparte, il cui carattere eccentrico lo portò a supervisionare l’intero processo di progettazione, spesso scontrandosi e discutendo con Libera. Malaparte voleva che la casa ricordasse la sua persona intima, che diventasse un luogo di solitudine, di contemplazione e di scrittura.
Giuseppe Terragni è stato un architetto italiano che ha lavorato durante il regime fascista ed è stato il pioniere del Movimento Modernista Italiano sotto il nome di Razionalismo. Il suo progetto più importante, la cosiddetta Casa del Fascio, a Como, fu iniziato nel 1932 e terminato nel 1936.
La Casa del Fascio, nota anche come Palazzo Terragni, è costruita come un prisma perfettamente regolare la cui altezza è pari alla metà della lunghezza della base; come tale, l’edificio è un cubo perfetto. Terragni ha utilizzato pochi materiali, tutti scelti con un intento simbolico; oltre a risolvere, naturalmente, gli aspetti pratici della destinazione quotidiana dell’edificio.
Palazzo Gualino è un edificio per uffici a Torino, costruito nel 1928-30 per l’imprenditore Riccardo Gualino dagli architetti Gino Levi-Montalcini e Giuseppe Pagano.
È un celebre segno della prima architettura razionalista italiana, il cui progetto si ispira alla semplificazione delle linee e all’attenzione per la funzionalità e le necessità tecniche. L’edificio presenta una facciata simmetrica e diversi elementi rigorosamente geometrici, in linea con questa visione.
Fonti:
https://study.com/academy/lesson/rationalist-architecture.html
https://www.domusweb.it/en/movements/italian-rationalism.html