La filosofia trascendentalista, una scuola di pensiero del XIX secolo, sostiene che l’uomo e la natura sono forze uguali della Terra, destinate a coesistere in armonia. L’architettura organica, nata dai disegni di Frank Lloyd Wright, cerca di incarnare questi principi, puntando a un ecosistema fiorente e sostenibile dell’ambiente naturale e costruito.
Lo spazio deve fluire
Sebbene le riflessioni sulla fusione tra abitazioni costruite dall’uomo e paesaggio circostante esistessero già da tempo, è solo nelle note criptiche lasciate dal leggendario architetto Frank Lloyd Wright che vediamo per la prima volta coniato il termine “Architettura organica“:
Eccomi qui davanti a voi a predicare l’architettura organica: dichiarando che l’architettura organica è l’ideale moderno e l’insegnamento di cui abbiamo grande bisogno se vogliamo vedere l’intera vita e servire l’intera vita, senza conservare alcuna tradizione essenziale alla grande TRADIZIONE. Né di avere una forma preconcetta che ci fissi il passato, il presente o il futuro, ma di esaltare le semplici leggi del buon senso o del super-senso, se si preferisce, che determinano la forma attraverso la natura dei materiali…
Frank Lloyd Wright
Con queste parole, Wright si impegnò a definire – e a incorporare sistematicamente nel suo stile – le caratteristiche di un nuovo marchio di architettura, basandosi sulla lezione del suo mentore, Louis Sullivan.
Facendo proprio il principio del suo maestro della “forma che segue la funzione“, Wright decise di fare un passo avanti, ritenendo che entrambi gli elementi dovessero essere non solo interconnessi, ma anche ugualmente fondamentali in un progetto. Nacque così il nuovo principio su cui poggia l’architettura organica: “Forma e funzione sono una cosa sola“.
Questa nuova espressione si distingueva dagli stili più tradizionali per una serie di caratteristiche: la più importante, senza dubbio, era il concetto centrale secondo cui gli edifici dovevano essere paragonati a organismi viventi e, proprio come loro, dovevano crescere all’interno dell’ambiente e adattarsi ad esso; ciò si traduceva in strutture che apparivano “plasmate” dalla stessa matrice dell’ambiente circostante e colorate con palette morbide, campi e boschi.
Tuttavia, non bisogna confondere l’architettura organica con una mera estetica, un’architettura dalla forma organica. L’architettura organica è nata come posizione critica anche nei confronti del funzionalismo tradizionale (come quello inaugurato da Le Corbusier): pur accogliendo alcuni dei suoi concetti strutturali fondamentali (la pianta libera, l’uso di materiali moderni, il calcestruzzo…), ne rifiuta completamente le basi ideologiche, l’esaltazione delle macchine e l’uso della standardizzazione come mezzo per preparare il futuro. La semplicità e il libero flusso degli spazi sono la chiave della costruzione, le stanze sono sostituite da spazi aperti, le porte e gli arredi assumono funzioni sia pratiche che estetiche; in generale, lo stile di ogni edificio è destinato ad adattarsi alla personalità del proprietario associato – sfidando la standardizzazione e dando a ogni progetto il suo fascino unico.
Wright cercò quindi l’indipendenza dai vincoli classicisti, preferendo un approccio flessibile e basato sulla libera interpretazione per raggiungere meglio l’armonia del progetto finale. Questo, in primis, è facilmente riconoscibile nei progetti di Wright per le case nella prateria, modellate dai futuri abitanti e dall’ambiente circostante, alla ricerca di un equilibrio tra artificiale e naturale nella sua forma più elevata.
Sebbene sia sempre sfuggita a qualsiasi definizione precisa, [l’architettura organica] sembra aver significato per Wright la creazione economica di forme e spazi costruiti in accordo con i più recenti principi della natura, così come questi possono essere rivelati attraverso l’applicazione della costruzione in cemento armato.
Kenneth Frampton, giornalista e critico
Crescita organica
Se Wright, in quanto ideatore, è l’autore più ricordato dell’Architettura Organica, non era però l’unico, nemmeno tra i suoi colleghi: già da tempo si stavano diffondendo, sia negli Stati Uniti che in Europa, idee simili o complementari alle sue, che proponevano di emulare e onorare meglio la natura attraverso l’architettura.
Tra i nomi più importanti figurano Louis Sullivan, Claude Bragdon, Eugene Tsui e Paul Laffoley negli Stati Uniti, mentre in Europa si potevano annoverare tra le sue fila Hugo Häring, Hans Scharon e Rudolf Steiner. Altri, come gli ex collaboratori di Wright, Rudolf Schindler (1887-1953) e Richard Neutra (1892-1970), autore della nota Lovell Health House di Los Angeles (1927), avrebbero tracciato un proprio percorso a partire dagli insegnamenti di Wright, culminato con la creazione della teoria del “bio-realismo”; in Italia, lo storico e critico Bruno Zevi avrebbe contribuito in modo determinante a diffondere le idee di Wright in tutta Europa.
Tuttavia, la figura più rilevante è senza dubbio quella di Alvar Aalto, architetto e designer finlandese, già noto per il suo approccio individualista e di rottura dei generi. In termini di contesto, l’ambiente di Aalto era molto diverso da quello di Wright, in quanto la Finlandia, nel 1917, aveva iniziato a rendersi indipendente dal controllo russo; pertanto, l’interesse di Aalto verso l’habitat, la sua natura più o meno artificiale, derivava in parte dal desiderio di riaffermare le tradizioni e le identità finlandesi/scandinave (rispetto all’approccio di Wright di “rimborsare il suo paese natale”).
Aalto si opponeva alla meccanizzazione industriale in modo ancora più deciso di Wright, preferendo spesso l’uso di materiali tradizionali (legno, mattoni…) a quelli moderni, e aveva la tendenza a innovare e mutare liberamente il flusso dei parametri del suo progetto, tenendo spesso conto di elementi che sarebbero stati trascurati da una metodologia funzionalista: Progetti come la Biblioteca di Viipuri (1927-1935) o il Sanatorio di Paimio (1927-1934) sono una testimonianza di tale attenzione.
Per questo motivo, Wright e Aalto, che rappresentano ciascuno una parte del mondo, sono considerati gli iniziatori di questa nuova concezione dell’architettura, contribuendo a un libero scambio di idee e tendenze tra il Vecchio e il Nuovo mondo.
Fra natura e uomo
L’architetto e progettista David Pearson ha formulato un elenco di regole destinate a racchiudere le leggi dell’architettura organica, noto come “Carta di Gaia“:
Che il progetto
La Carta Gaia
si ispiri alla natura e sia sostenibile, sano, conservativo e diversificato
si sviluppi, come un organismo, dal seme interno
esista nel “presente continuo” e “ricominci ancora e ancora”
seguire i flussi ed essere flessibili e adattabili
soddisfare le esigenze sociali, fisiche e spirituali
“crescere fuori dal sito” ed essere unici
celebrare lo spirito della gioventù, del gioco e della sorpresa
esprimere il ritmo della musica e il potere della danza
L’architettura organica e le sue caratteristiche sono nate dal processo di progettazione rivoluzionario e onnicomprensivo di Wright. Materiali, motivi e principi spaziali si ripetono in tutto l’edificio, imitando gli schemi e i componenti dell’ambiente naturale; l’architettura organica, in quanto tale, si riferisce non solo al rapporto tra edificio e ambiente, ma anche al design e alla pianificazione spaziale, disegnando l’intero progetto come un organismo unico e unificato di geometrie semplici; stati d’animo e temi sono integrati nei suoi linguaggi visivi, e ogni edificio in quanto tale riceve un’impronta unica e altamente personale dal suo creatore.
Nel complesso, l’architettura organica riguarda la supervisione dell’intero processo di progettazione di un edificio, in ogni sua componente: dalle finestre ai pavimenti, dai mobili alla pianificazione spaziale, mettendo in relazione ogni elemento tra loro, riflettendo l’ordine simbiotico della natura – il miglior esempio è la casa di Fallingwater.
Nel corso del tempo, le interpretazioni dell’architettura organica – grazie al crescente afflusso di talenti creativi – sono diventate sempre più varie: alcuni ritengono che il suo fulcro sia la connessione tra spazio interno ed esterno, altri la individuano nella progettazione di geometrie vegetali astratte, o nella giustapposizione di forme artificiali all’interno di un ambiente naturale, o ancora nella sola visione di Wright di contrasti e volumi compenetrati.
Oggi l’architettura organica prospera ancora, rimodellata dai cambiamenti del nuovo mondo: secondo la filosofia dello stesso Wright, è un mezzo per rispondere alle continue sfide del cambiamento sociale, tecnologico e concettuale; così come il mondo si evolve, anche l’architettura organica si evolve, eliminando la staticità che potrebbe altrimenti renderla obsoleta. Per questo motivo, gli edifici considerati “organici” spaziano su uno spettro ampio e diversificato, incorporando temi e principi anche di altre ideologie, tra cui la vita come costruzione informatica e cibernetica (come dettato dal futurismo), o abbracciando le forme bizzarre e ultraterrene degli stili postmoderno e decostruttivista.
Oggi molti sperano che l’architettura organica possa essere una risposta sostenibile e praticabile alla crescente urbanizzazione, alla gentrificazione e alla deforestazione che caratterizzano le città moderne, conciliando le nostre crescenti esigenze con quelle del nostro mondo.
Una giungla di edifici
Attraversando più di un secolo e avendo tra i suoi precetti fondamentali la necessità di adattare il proprio stile ai cambiamenti del tempo, non sorprende che il catalogo dell’Architettura Organica sia tanto vasto quanto vario.
Forse il più amato, soprattutto dal suo creatore Frank Lloy Wright, esempio e sintesi dei principi dell’Architettura Organica è la Fallingwater House. Creazione di punta di Wright, progettò Fallingwater per la famiglia Kaufmann, nella Pennsylvania rurale, collocandola, rispetto a un tipico sito di grandi dimensioni, su una cascata con un ruscello, aggiungendo all’ambiente già suggestivo il suono rilassante dell’acqua che scorre.
Le striature orizzontali della muratura in pietra con sbalzi di cemento colorato beige si fondono con gli affioramenti rocciosi autoctoni e con l’ambiente boschivo.
Allontanandosi dal suo luogo di nascita, l’Architettura Organica si è diffusa anche in Oriente, mettendo radici in India attraverso il Tempio del Loto (Lotus Temple). Costruito per evocare l’omonimo fiore, l’edificio è considerato una meraviglia architettonica moderna, nata dai progetti dell’architetto iraniano-canadese Fariborz Sahba. In accordo con i principi architettonici enunciati da Abdu’l-Bahá, il figlio del fondatore della religione, l’edificio ha una forma circolare a nove lati ed è composto da 27 “petali” liberi rivestiti di marmo e disposti a gruppi di tre.
Questa Casa di culto bahá’í (un luogo sacro in cui ogni confessione è invitata a praticare il proprio culto), rappresenta un faro di speranza e armonia, agli occhi del suo creatore:
Dalle acque torbide della nostra storia collettiva di ignoranza e violenza, l’umanità sorgerà per abitare una nuova era di pace e fratellanza universale.
Fariborz Sahba, il creatore del tempio.
Tornando in Europa, l’Architettura Organica non poteva mancare nel corpus di opere di Antoni Gaudì. Lo stravagante e iconico architetto-artista catalano, autore di edifici bizzarri e quasi onirici, ha sperimentato questo tema con Casa Mila(“Mila” è l’abbreviazione di “milagro”, che in spagnolo significa “miracolo”), conosciuta anche come “La Pedrera” (“La cava di pietra”). I suoi bordi ondulati e un po’ cadenti ricordano la cera calda che si scioglie o le dolci onde del mare; le sue strane proporzioni sono state realizzate in parte facendo riferimento a geometrie naturali e “sacre”. L’edificio riceve la menzione speciale di essere tra i più antichi del genere, risalendo al 1912.
In combinazione con il suo tetto, pieno di camini, lucernari, ventilatori e scale, che si ergono come sculture a sé stanti, Casa Mila sembra uscita da un mondo onirico, con Gaudì come Sandman.
Tornando ai tempi moderni, uno degli edifici più bizzarri dell’Austria è la Kunsthaus Graz del 2003, situata nell’omonima città di Graz. Modellato come una gigantesca lumaca ultraterrena che striscia tra gli edifici classici, il Museo d’Arte di Graz è probabilmente uno dei più audaci e migliori esempi di architettura organica. Soprannominato “l’alieno amichevole” per la sua “pelle” di pannelli acrilici blu iridescenti, l’edificio mira a essere sovversivo e integrato nel paesaggio urbano, creando un contrasto drammatico con i tetti barocchi circostanti della sua “città ospite” con le sue tegole di argilla rossa e integrando allo stesso tempo la facciata di una casa in ferro del 1847.
Il “Gherkin” (in realtà 30 St Mary Axe) non è solo uno dei pezzi architettonici più particolari di Londra, ma anche uno dei migliori esempi di stile organico moderno che riesce a rimanere attuale. Nominato fin dalla sua costruzione nel 2003 “edificio alto più amato” di Londra, questo edificio a forma di cetriolo (paragonato anche a un uovo o a una stalagmite, per sottolineare il suo legame con il mondo naturale) non è un mero esercizio estetico; fedele alle sue radici architettoniche orientate all’armonia, la forma peculiare del Gherkin lo aiuta a risparmiare energia, a ridurre la resistenza al vento e quindi ad aumentare la sua sostenibilità.
Fonti:
https://www.domusweb.it/en/movements/organic-architecture.html
https://www.iexplore.com/experiences/cultural-exploration/Organic-Architecture-The-Harmony-of-Nature-and-Design
https://en.wikipedia.org/wiki/Organic_architecture
https://impakter.com/organic-architecture-reinterpreting-the-principles-of-nature/
https://www.escooh.com/en/architettura-organica/che-cose-larchitettura-organica/
http://www.designcurial.com/news/organic-architecture—11-best-buildings-4540983