Designer, architetto, urbanista, pittore, viaggiatore e fotografo italiano
Figura eclettica e poliedrica, difficilmente inquadrabile secondo i canoni di un’estetica, più e più volte messa in discussione, in sessant’anni di carriera. La sua ricerca artistica, etica ed esistenziale, l’ha portato a contatto col Razionalismo, il Movimento Arte Concreta, lo Spazialismo, la cultura Pop.
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Nasce a Innsbruck nel 1917 nella fase finale della prima guerra mondiale, frequenta l’università al Politecnico di Torino laureandosi in architettura nel 1939.
Ettore è figlio d’arte e muove i primi passi in campo professionale proprio nello studio paterno.
Nel 1947 il giovane Sottsass apre a Milano il suo primo studio di architettura e design, iniziando una collaborazione con Giuseppe Pagano. Successivamente la Olivetti punta tutto su di lui e gli affida il compito di disegnare la linea del primo calcolatore elettronico italiano, datato 1959, e chiamato Mainframe Elea 9003 e che gli valse il suo primo Compasso d’Oro nello stesso anno. A questo successo seguirono ancora la calcolatrice Logos 27, datata 1963, le macchine da scrivere Praxis 48, del 1964, il sistema per ufficio Synthesis, nel 1973, e soprattutto la macchina da scrivere Valentine, del 1969, e che è entrata a far parte della Collezione Permanente del MoMa di New York.
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Da cosa sono caratterizzate le architetture di Sottsass?
L’attività di Ettore Sottsass architetto va dai primi lavori in collaborazione con il padre agli inizia degli anni Cinquanta, al periodo dell’”architettura radicale” – momento di forte critica nei confronti del contesto culturale contemporaneo, in cui il progetto di architettura tradizionale viene sostituito da progetti concettuali e utopici, dalla forte carica ironica – sino ai progetti realizzati con lo studio Sottsass e Associati e a quelli attualmente in corso. Quella di Sottsass è un’architettura disegnata attorno all’uomo: una creatività e una progettazione antropocentrica – pensiamo a Casa Wolf, Casa Olabuenaga, Casa Cei, Casa Bischofberger, Il Museo dell’Arredo Contemporaneo a Ravenna, Casa degli Uccelli, ecc. – tesa a stabilire un contatto organico tra la natura e la costruzione, seguendo un’ideale di saggezza contadina ed interpretando i dettami del genius loci.
Con chi collabora il grande designer?
L’esperienza creativa più importante della sua vita, Ettore Sottsass la realizza con tutta probabilità nel 1981, quando fonda, insieme a Hans Hollein, Arata Isozaki, Andrea Branzi, Michele De Lucchi e ad altri amici, collaboratori ed architetti di fama internazionale, il gruppo “Memphis”.
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Memphis si rivela un autentico laboratorio di idee creative, che realizza opere che tengono conto delle relazioni tra oggetto, ambiente e architettura e nelle quali alla funzionalità si antepone il valore emotivo e simbolico, e che cambia la concezione del design italiano dei mobili aprendo la strada all‘avanguardia del Post-design. L’essenza di tutti i propositi di Memphis sono realizzati da Sottsass attraverso la “libreria Carlton” caratterizzata da una forma esoterica che ricorda un totem e dalla parte superiore dal chiaro aspetto antropomorfo di un uomo con braccia sollevate e gambe aperte.
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Quale visione aveva Ettore Sottass riguardo il Design?
In anticipo sugli anni della contestazione, egli aveva indicato il design come strumento di critica sociale, aprendo la via alla grande stagione del radical design (1966 – 1972) e all’affermazione della necessità di una nuova estetica: più etica, sociale, politica.
Deluso da un’industria sempre più vorace, Sottsass programma l’unione delle coeve suggestioni avanguardiste, Pop, poveriste e concettuali, con l’dea di un design “rasserenante“, sostenitore di un consumismo alternativo a quello imposto dalla “società della pubblicità“. Quindi Sottsass passa all’esperienza del gruppo Alchimia, che concretizza il lavoro ideologico e progettuale svolto negli anni del “radical design“: un’alchimia di forma, colori, materiali che sconvolge i canoni estetici e il modo di concepire il design contro l’ornamento. Tra i mobili presentati nella prima mostra del gruppo, al Design Forum di Linz, nel 1979, si ricordano: la “Seggiolina da pranzo” (in ferro cromato e laminato Abet Print), la lampada da terra “Svincolo” (con neon rosa e azzurro), il tavolino “Le strutture tremano” (in legno, laminato, metallo smaltato e cristallo).
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Riferimento testo:
Per ulteriori riferimenti visitare: www.jbdesign.it/idesignpro
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